mercoledì 13 aprile 2011

Normativa Solvency II

La normativa Solvency II richiede alle compagnie di assicurazione un lungo cammino di adeguamento con cambiamenti di ampio respiro all'interno delle singole compagnie e in tutto il mercato. La molteplicità degli ambiti d'impatto della direttiva porterà infatti le aziende a ripensare le proprie modalità gestionali e a introdurre nuovi paradigmi di management. La pervasività degli effetti della normativa richiede che ogni compagnia affronti Solvency II considerando i suoi effetti sulle strutture organizzative, sui principi contabili, sui modelli di valutazione tecnico-assicurativi, sulla governance dei controlli nel suo complesso e sui processi di disclosure informativa nei confronti degli stakeholder. Il cambiamento investe, dunque, nello specifico tutte le funzioni aziendali, ma all'interno di un processo più ampio volto all'adozione di una nuova cultura aziendale che abbia come fondamento il concetto di rischio. Nell'affrontare queste trasformazioni, le compagnie dovranno tenere conto delle classi di rischio tradizionali e di quelle nuove, nelle quali rientrano i rischi operativi, reputazionali e strategici che possono influenzare direttamente le pratiche gestionali. Il nuovo modo di considerare il rischio, inteso come variabile di un processo continuo e integrato nelle strategie aziendali, comporta cambiamenti nel sistema di governo dei rischi, ma anche più in generale, a livello di governance aziendale. Mentre le direttive precedenti focalizzavano la loro attenzione prevalentemente sulla leva patrimoniale, in un'ottica di definizione dei requisiti necessari a garantire la solvibilità, la normativa Solvency II cala più profondamente il rischio nelle attività di gestione, imponendo una valutazione dei rischi di business e suggerendo i criteri di gestione del rischio. In altre parole, con questa normativa, le autorità di vigilanza inducono le compagnie di assicurazione a graduare l'utilizzo della leva patrimoniale in funzione della rischiosità del business e a plasmare l'organizzazione aziendale in funzione della capacità di presidiare i rischi emergenti. Le direzioni generali delle compagnie di assicurazione hanno avuto la possibilità di parlare direttamente con il Regulator in occasione di un incontro tenutosi a gennaio presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In un appuntamento, che aveva l'obiettivo di riflettere sulla gestione e l'organizzazione del business nelle imprese di assicurazione alla luce delle evoluzioni derivanti dall'adozione di Solvency II, è emerso che la normativa richiede alle compagnie di incorporare la consapevolezza dei rischi nella governance, nell'organizzazione e nel processo decisionale. Le autorità di vigilanza ritengono inoltre particolarmente critico il ruolo che è tenuto a svolgere il consiglio di amministrazione. Al cda viene infatti richiesta la capacità di capire e gestire l'accresciuta complessità dei rischi aziendali e di integrare costantemente nei propri processi decisionali i risultati delle analisi sulle esposizioni dei rischi. In particolare il consiglio di amministrazione, oltre a prendere decisioni riguardanti la governance e i controlli interni, ad adottare politiche che garantiscano l'adeguatezza del supervisory reporting e delle informazioni sulla solvibilità e sulla condizione finanziaria dell'impresa, oltre ad autorizzare e garantire l'uso dei modelli interni, è l'organo incaricato di valutare internamente il rischio e la solvibilità attraverso l'Own risk and solvency assessment (Orsa) e di integrarlo nelle decisioni aziendali. Il cambio di mentalità che avverrà a tutti i livelli richiede una costante evoluzione che potrà realizzarsi solo nel lungo periodo.

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