Solvency II (Solvibilità II) è un progetto finalizzato alla definizione di tutte le regole che possono avere effetti sulla solvibilità delle imprese di assicurazione. Si tratta, quindi, non solo di definire regole sui requisiti di capitale, sulle riserve tecniche e sugli investimenti, ma di revisionare tutti gli aspetti, anche di carattere qualitativo, che possono avere un’influenza sulla solvibilità dell’impresa.
Ciò nasce dalla consapevolezza che le regole finanziarie sul capitale, le riserve tecniche e gli investimenti non sono sufficienti da sole a prevenire le crisi. E’ necessario, piuttosto, intervenire alla radice dei problemi, alle cause originarie delle crisi. Questo, il più delle volte, significa valutare la corretta gestione dell’impresa e la qualità del management.
Un altro obiettivo fondamentale del progetto è rendere i requisiti di capitale maggiormente coerenti con l’effettivo profilo di rischio delle singole imprese: come è noto, infatti, l’attuale sistema del margine di solvibilità definisce i requisiti di capitale in maniera abbastanza grossolana, senza tenere in considerazione gli effettivi profili di rischio dell’impresa e facendo riferimento in via prevalente ad aspetti di carattere dimensionale.
Il progetto Solvibilità II, inoltre, è finalizzato soprattutto a fissare linee guide che incoraggino la misurazione e la gestione dei rischi da parte delle stesse imprese.
Il nuovo sistema prudenziale intende far leva prima di tutto su un miglioramento del sistema interno di misurazione e gestione dei rischi. Concettualmente, quindi, la prima barriera alla solvibilità sarà cercata nella consapevolezza da parte del management dei rischi gestiti.
Il nuovo sistema dovrà altresì risultare flessibile, facilmente modificabile, in modo da seguire l’evoluzione dei fenomeni di mercato e del quadro regolamentare. In tale prospettiva, in particolare, il modello dovrà essere coerente con gli standard assicurativi di supervisione internazionali, come quelli emanati dallo IAIS (International Association of Insurance Supervisors), e soprattutto compatibile con il quadro contabile.
Un ulteriore traguardo, di importanza basilare in vista degli obiettivi politici di creazione del mercato unico dei servizi finanziari, è quello di rendere le normative applicate ai singoli Paesi europei più convergenti fra loro, al fine di assicurare un level playing field a livello europeo, che permetta a tutti gli attori di operare in condizioni regolamentari equivalenti.
Infine, va segnalata la finalità di migliorare la convergenza a livello intersettoriale. L’obiettivo, in sostanza, è trattare rischi simili nella stessa maniera a prescindere dal tipo d’impresa che li sottoscrive.
Elencati gli obiettivi di base del progetto, cercheremo ora di riassumere il suo disegno generale.
Il modello è impostato sui cosiddetti 3 pilastri. I pilastri sono ispirati al modello prudenziale bancario (Basilea II), ma non hanno necessariamente un identico contenuto.
Il primo pilastro riguarda tutte le regole che finiscono col comportare una richiesta di risorse finanziarie all’impresa (requisiti finanziari).
Il secondo pilastro concerne i processi di vigilanza e tutti gli aspetti di carattere qualitativo che riguardano la gestione dell’impresa. A titolo esemplificativo, a questo riguardo va rilevata una prima differenza con Basilea II. La regolamentazione bancaria, infatti, include in questo pilastro regole che si concentrano sul cosiddetto "supervisory review process", cioè sul processo di supervisione finalizzato a verificare che le regole del primo pilastro siano coerenti con l’effettivo profilo di rischio della singola impresa, processo che può condurre alla richiesta di capitale addizionale. In Solvency II, invece, questo pilastro include anche tutti gli aspetti che riguardano l’armonizzazione delle
pratiche di vigilanza, prevedendo quindi un ambito di applicazione più ampio.
Il terzo, ed ultimo, pilastro riguarda la disclosure, cioè le informazioni sulla situazione finanziaria e sui rischi da fornire agli operatori affinché sul mercato si manifesti il "market discipline effect", ossia l’effetto propulsivo che un mercato più informato, premiando le imprese migliori, è capace di avere sulla qualità della gestione delle imprese e quindi, indirettamente, sulla loro solvibilità.
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