giovedì 5 marzo 2009

Polizze index linked: le compagnie corrono ai ripari!

Il 15 settembre 2008, la banca d'affari americana Lehman Brothers ha chiesto, al tribunale fallimentare di New York, l'amministrazione controllata. In Italia sono decine i prodotti assicurativi "index linked" costruiti con obbligazioni dell'istituto, per molti di questi, Lehman Brothers, è garante dell'intero capitale versato.

Tuttavia, prima di parlare più approfonditamente di queste polizze chiariamo di cosa si tratta.

Cosa sono le polizze index linked?

Le polizze index linked sono prodotti finanziari in cui il cliente versa un premio unico al momento della sottoscrizione , si accolla il rischio dell'investimento e riceve, periodicamente, delle cedole sui frutti.

In questo caso, a garantire il capitale era, come precedentemente detto, la stessa Lehman Brothers, a cui le agenzie di rating attribuivano un indice di affidabilità "A", tra i più alti in senso assoluto.

Nell'Ottobre 2008, un monitoraggio dell'Isvap calcolava che, in Italia, le polizze collegate in qualche modo alle obbligazioni Lehman erano circa 111.000, per un valore complessivo di circa 1,9 miliardi di euro.

Per i detentori dei prodotti garantiti dalla banca d'affari statunitense, il crac ha determinato il rischio concreto della totale perdita del capitale investito. Attualmente, e non si sa ancora per quanto tempo, è ancora in corso la procedura fallimentare della Lehman Brothers e le quotazioni delle obbligazioni sono sospese.

Dopo un iniziale periodo di smarrimento, le principali compagnie di assicurazioni hanno annunciato iniziative a favore della clientela per il recupero della parte investita.

Era tutto scritto nei prospetti informativi, si è affrettata dall'inizio a ribadire l'Ania. Nonostante ciò i gruppi assicurativi più esposti, Unipol e Mediolanum in testa, hanno capito che era necessario intervenire per tutelare i clienti. E altri istituti li hanno seguiti, tra i plausi.

Solo oggi, però, i consumatori si rendono conto che, in alcuni casi, agli annunci è seguito un amaro contentino. È il caso di Unicredit, 25.000 polizze, per un valore
di 572,6 milioni di euro che, con una lettera da Cnp Vita di Milano, ha comunicato, ad esempio, ad un proprio cliente, dopo ben 5 mesi d'attesa, che la banca ha messo su un'iniziativa che si pone l'obiettivo di tutelare i suoi investimenti, senza alcun
onere aggiuntivo a suo carico.

L'iniziativa consiste nella possibilità di trasformare le polizze in altre denominate "Scudo 72" che garantirebbero nel giro di 6 anni (senza la corresponsione di alcun interesse) la ricostituzione del premio originariamente versato nella polizza".

Ad altri clienti di Unicredit Vita è stata presentata una proposta ancor meno allettante, ovvero devono scegliere tra due opzioni, o la proposta Cash per recuperare oggi il 50% del premio versato, al netto di eventuali riscatti parziali, oppure la trasformazione della polizza in una nuova, chiamata "Scudo 42", che garantisce sì la ricostituzione del capitale versato originariamente, ma in un tempo più lungo e al netto delle eventuale cedole già ricevute.

Chi ha investito in uno di questi prodotti, la polizza Artemide Capitai per esempio, avrebbe dovuto ritirare il premio a febbraio 2009, ma ha dovuto decidere tra avere il 50% oggi o il premio - meno quanto già avuto - tra 3 anni.

Se il capitale investito era di 10.000 euro e negli anni ho ricevuto interessi per 1.400 euro, ad agosto 2012 riceverò 8.600 euro. La sola consolazione, ha detto
Antonio Tanza di Adusbef, è che "il rischio di queste nuove polizze è praticamente pari a zero, e riduce la perdita prevista circa al 15%".

Non è un caso che le proposte Unicredit abbiano disorientato più di un risparmiatore.

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